1954-’55: un tesoro dilapidato

Il battesimo del CCC nel massimo campionato è felice, almeno dal punto di vista puramente sportivo. La squadra del presidente Rizzo non fatica ad ambientarsi nella nuova realtà e, pur barcamenandosi fra le ormai abituali difficoltà finanziarie, regala ai tifosi rossazzurri uno splendido campionato che culmina con una tranquilla salvezza. Ma proprio quando si sta pensando a come prolungare il miracolo nella stagione successiva, esplode uno scandalo che cancella ogni sforzo.

Novità e conferme

Smaltita la sbornia per la festa promozione, il Catania si ritrova pressochè solo nella preparazione dell’anno di matricolato in Serie A che nasconde insidie di ogni genere. Ormai abituato a gestire situazioni complicate, il confermato presidente Rizzo trova ancora una volta il modo di reperire le risorse necessarie per mettere in piedi una squadra in grado di non sfigurare al cospetto delle grandi. Dopo i timori iniziali per i soliti rallentamenti burocratici che rendono poco fluidi i rapporti con il Comune, tutti i principali obiettivi della società vengono centrati. La campagna acquisti è addirittura insolitamente dispendiosa. Non solo sono confermati i pilastri della squadra della promozione, come l’allenatore Andreoli e i giocatori di maggior spessore, quali Seveso, Bravetti, Fusco, Manenti e Bassetti, ma arrivano anche alcuni innesti di sicuro affidamento come il trio ex-Como formato dal portiere Bardelli, dal difensore Boniardi e dal centravanti Ghiandi, cui si aggiungono due stranieri che vivranno una stagione da protagonisti: l’interno danese Karl Aagen Hansen e l’ala tedesca Karl Heinz Spikofski. Se Hansen vanta una notevole esperienza nel campionato italiano avendo anche vinto uno scudetto con la Juventus e avendo militato in Serie A anche con le maglie di Atalanta e Sampdoria, Spikofski viene dalla formazione francese del Roubaix e non ha mai giocato in Italia.

Partono invece Enzo Bearzot, che si trasferisce al Torino, e Giorgio Micheloni, che passa al Cagliari. Sul fronte logistico la situazione è meno entusiasmante: l’appello a sottoscrivere l’abbonamento non viene raccolto che da 5.000 appassionati, un po’ poco viste le dimensioni della città, inoltre la sistemazione dello stadio viene completata all’ultimo momento, costringendo il Catania a chiedere di esordire in trasferta. Alla fine il sindaco La Felita riesce comunque a mantenere la promessa di dare pieno sostegno al club etneo e il Cibali viene reso presentabile con l’installazione di tribune in tubi “Innocenti” che ne ampliano la capienza.

Partenza a corrente alternata

L’impatto con la Serie A non è comunque facile per il Catania, che paga proprio le difficoltà del calendario, che impone di cominciare con due trasferte quasi impossibili, contro Fiorentina e Bologna, che si concludono con due sconfitte, comunque non troppo dolorose. In toscana i viola si impongono 2-1, a Bologna i locali vengono fuori alla distanza e vincono 4-2. Tutt’altra musica riserva però l’esordio casalingo, che regala ai tifosi che per l’occasione affollano il Cibali uno spettacolo memorabile: l’Udinese è piegata 5-0 dalle reti di Ghiandi (tripletta), Bassetti e Spikofski. La giornata successiva offre un programma altrettanto esaltante. A Catania è di scena l’ambizioso Milan di Lidholm e Schiaffino, e stavolta la gara si rivela stregata per i rossazzurri, che pur reggendo bene il confronto con i quotati avversari cedono per 1-3, complice l’infortunio del portiere rossazzurro Pattini, chiamato a sostituire Bardelli indisponibile.

Fieno in cascina

Le indicazioni delle prime giornate di campionato sono comunque positive per il complesso di Andreoli, che pur racimolando solo due punti ha dimostrato di avere delle potenzialità. Questa sensazione è confermata dai successivi risultati dei rossazzurri, che marciano sicuri per tutto il girone di andata e costruiscono un buon margine di vantaggio fra loro e la zona retrocessione.
Da ricordare in particolare alcuni risultati di prestigio, come i pareggi, tutti per 1-1, centrati a Torino contro la Juventus, in casa con l’Inter campione d’Italia in carica e sul difficile campo della Triestina, ma anche quello a reti inviolate con il Genoa e le vittorie ai danni della Spal fuori casa (3-1), della Lazio e dell’Atalanta (entrambe piegate 1-0 al Cibali).

Non manca qualche battuta d’arresto, come lo 0-0 interno con il Novara e la sconfitta col Torino firmata dall’ex Bearzot (0-1), ma la tendenza torna presto ad essere positiva. Prima della fine del girone di andata arrivano infatti altre soddisfazioni, come il pareggio sul campo della Sampdoria e quello contro la Roma, conquistato dopo un’epica partita giocata in un Cibali ai limiti della praticabilità, grazie ad uno storico 2-2 in rimonta.

13.03.1955, Catania-Juventus 2-2: il portiere ospite Angiolini devia in angolo una punizione di K.A. Hansen.

Senza patemi

L’inzio del girone di ritorno propizia invece un calo nel rendimento del Catania che, oltre ad essere nuovamente frenato dal calendario sfavorevole, vede riemergere le preoccupazioni per la situazione debitoria. Il sereno torna però ben presto: dopo aver ceduto l’intera posta in palio alla Fiorentina e al Milan, e aver bloccato il Bologna e la Juventus con un doppio 2-2, i rossazzurri si riprendono e gestiscono il proprio vantaggio sulla zona retrocessione con relativa tranquillità. La svolta della stagione arriva con la vittoria sulla Spal (1-0), ormai prossima alla retrocessione, cui seguono i successi su Torino e Sampdoria che danno la sicurenza della permanenza nella categoria e fanno dimenticare le batoste rimediate sui campi dell’Atalanta (0-3) e dell’Inter (0-4).

Un sogno infranto

Ma in piena estate, quando la stagione è ormai archiviata con un dodicesimo posto più che soddisfacente, scoppia uno scandalo destinato a ridisegnare la classifica. Per la giustizia sportiva l’estate del 1955 è caratterizzata da un super lavoro per il proliferare di casi di illecito e di corruzione che coinvolgono parecchie società, anche di primo piano. Alla fine quasi tutte le inchieste si concludono con qualche squalifica e molte archiviazioni, solo due portano alla condanna dei club per responsabilità oggettiva, quelle che riguardano l’Udinese rivelazione, che addirittura aveva conteso al Milan lo scudetto fino apoche giornate dal termine del campionato, e il Catania.

Se i friulani devono rispondere di un caso di corruzione che risale a due stagioni prima, quando si erano salvati in extremis battendo a domicilio la Pro Patria nell’ultimo impegno stagionale, il Catania paga per fatti relativi al campionato appena concluso.

Il caso è assai ingarbugliato, ma può essere sintetizzato come segue. In sostanza il Catania finisce nei guai per la presunta corruzione dell’arbitro romano Ugo Scaramella, il quale avrebbe agevolato il compito dei rossazzurri nelle vittoriose gare interne con Atalanta e Genoa, ricevendo in cambio un milione e mezzo di lire per mano dell’avvocato Galli, vicepresidente etneo. L’inchiesta parte dalla denuncia del giornalista catanese Giulio Sterlini, che si autoaccusa di aver fatto da intermediario. Il Catania non sa dimostrare la propria totale estraneità ai fatti ed anzi viene incastrato dal proprio libro contabile nel quale sono annotate tre uscite da mezzo milione di lire ciascuna a beneficio di Galli. A nulla serve gridare la complotto, la sentenza è esemplare e decreta la retrocessione a tavolino. E dato che la stessa sorte è toccata anche all’Udinese, Spal e Pro Patria possono festeggiare il ripescaggio.

Bibliografia

  • Il Corriere di Sicilia, luglio 1954-agosto 1955.
  • La Sicilia, luglio 1954-agosto 1955.
  • Wikipedia, Serie B.

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