1958-’59: salvi a fatica

Sembra non avere fine la crisi finanziaria che attanaglia il club e le soluzioni trovate per tirare avanti non sempre appaiono lungimiranti. Quella che consente l’iscrizione alla Serie B è a dir poco sorprendente: ritorna infatti Arturo Michisanti, già commissario unico nel biennio 1951-1953, nonché oggetto di pesanti accuse di sabotaggio all’epoca del “caso-Scaramella”. I risultati di questo ritorno al passato sono pessimi: la squadra soffre per tutto il torneo e la società, penalizzata da un’altra squalifica del campo, rischia persino di dovere gettare la spugna prima della fine del campionato, ma ancora una volta il treno rossazzurro si ferma ad un passo dal baratro. I salvatori della patria stavolta si chiamano Ignazio Marcoccio e Carmelo Di Bella.

Soluzione a sorpresa

Come già nelle stagioni precedenti le partite più importanti il Catania le gioca fuori dal campo, nella lotta per scongiurare il rischio fallimento che a tratti appare come un “accanimento terapeutico finanziario” che può solo allontanare un destino segnato. Scaduto il mandato di Agatino Pesce trovare un successore è impresa ardua, tanto più che l’appoggio del Comune non può più essere incondizionato come in passato. Quando lo spettro del fallimento sembra concretizzarsi sbuca una soluzione inaspettata. L’assemblea dei soci accetta infatti la proposta di Arturo Michisanti di tornare alla presidenza dopo il traumatico addio seguito allo spareggio di Firenze perso con il Legnano. Ci sarebbe da restare di stucco ricordando le polemiche che hanno accompagnato l’epilogo del “caso Scaramella” – costato al Catania la retrocessione in Serie B a tavolino nel 1955 – secondo i dirigenti dell’epoca risultato di un complotto magistralmente orchestrato proprio da Michisanti. Ma di fronte la prospettiva di lasciare morire il sodalizio etneo non si può sottilizzare.

Percorso a ostacoli

La soluzione Michisanti consente di centrare l’obiettivo primario dell’iscrizione al campionato e anche di allestire una squadra sulla carta di buon livello. La panchina è affidata all’allenatore jugoslavo Blagoje Marjanovic, e i giocatori più rappresentativi vengono confermati: restano per esempio Corti, Grani, Toros, Carapellese e Buzzin. In più arrivano fra gli altri l’attaccante Memo Prenna e l’interno Guido Macor. Ma ogni velleità si spegne sul nascere, non solo per demerito della squadra. Alla quinta giornata un’invasione di campo nella gara contro il Vigevano costa non solo la sconfitta a tavolino, ma anche una squalifica del Cibali di quattro giornate che equivale ad una condanna per il club, già con l’acqua alla gola per i tanti debiti e adesso privato di ben quattro incassi.

Toros sfiora il gol di testa in Catania-Reggiana.

La riduzione della squalifica a due sole giornate non risolve i problemi: i giocatori rimasti senza stipendio minacciano lo sciopero e solo un ennesimo intervento del Comune scongiura il peggio. Nel frattempo Marjanovich non riesce a plasmare la squadra come vorrebbe e sul finire del girone di andata viene esonerato. Al suo posto arriva  Carmelo Di Bella, allenatore delle formazioni giovanili. Nonostante il nuovo tecnico faccia bene, esordendo con un pari a reti bianche sul campo del Messina e centrando una vittoria sulla Reggiana, all’inizio del girone di ritorno Michisanti ingaggia come direttore tecnico Felice Borel , popolare ex giocatore e allenatore della Juventus, che nelle intenzioni del presidente dovrebbe anche avere un ruolo dirigenziale.

Alla prova dei fatti però Borel racimola appena due punti in circa un mese, un bottino che gli costa la panchina. Tocca dunque al solo Di Bella guidare la squadra fino alla fine del torneo e il tecnico catanese non delude. Grazie a due colpacci esterni, a Vigevano e a Valdagno, il Catania si tira fuori dalle secche della classifica e sia avvia ad una affannosa salvezza, che arriva con un paio di giornate di anticipo con il 16° posto finale condiviso con la Sambenedettese.

La banda del buco

Ma la società continua a soffrire: Michiasanti lascia in primavera e serve l’intervento della Lega, che nomina il segretario provinciale del C.O.N.I. Ignazio Marcoccio commissario straordinario del club per consentire al Catania di finire il campionato. Il futuro resta però incerto: i debiti superano ormai i duecento milioni di lire, il che vuol dire che nel medio periodo non ci sarà spazio per altri obiettivi che quello di ridurre i costi per risanare le casse del club.

Bibliografia

  • Il Corriere di Sicilia, luglio 1958-giugno 1959.
  • La Sicilia, luglio 1958-giugno 1959.
  • Wikipedia, Serie B.

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