Cocò Nicolosi, epopea centenaria

Cent’anni fa esatti, il 9 agosto 1912, nasce Nicolò Nicolosi. La famiglia numerosa e agiata parte da Lercara Friddi, sulle Madonie, ed emigra in Libia, complice la politica colonialista italiana. A Bengasi Cocò (così lo chiamano tutti) cresce. È un adolescente magrolino ma forte fisicamente, eccelle a scuola e nello sport è impareggiabile. Li prova un po’ tutti, sfonda nell’atletica vincendo varie competizioni della Cirenaica, ma è il calcio a catturarlo.

Gioca in avanti, ala sinistra prevalentemente, ma anche centravanti. E nella squadra dell’Avanguardia vince il campionato libico. Le sue doti (scatto, tiro, visione di gioco) non passano inosservate e Ferenc Molnár, allenatore ungherese in forza alla Lazio, decide di portarlo con sé nella capitale nel 1930. È tutto nuovo per il siciliano cresciuto in Libia: una grande città, campioni del calibro di Piero Pastore e Carlo Cevenini al fianco. C’è il giusto mix perché Cocò cresca e possa ambire a una brillante carriera da calciatore.

Ma in Serie A trova poco spazio, anche se ripaga fino all’ultimo la fiducia concessa. Due gol in due partite non gli valgono più di qualche encomio. Deve emigrare, tornare alla base nella sua Sicilia, perché venga valorizzato a dovere. E il merito ce l’ha un altro ungherese, Lajos Czeizler, che lo ha avuto a sua disposizione con la squadra riserve laziale e lo richiede per il nuovo Catania. È la grande occasione di Cocò, che ripaga il suo tecnico iniziando alla grande, con una media gol strepitosa. Fallisce la promozione in Serie B, ma con l’arrivo di un tecnico emergente (guarda caso, anche lui ungherese), Géza Kertész, al secondo tentativo arriva il successo.

E in Serie B prosegue l’epopea del Catania e di Nicolosi in rossazzurro. Al primo anno, segna a ripetizione insieme al giovane Amedeo Biavati ed è protagonista assoluto nella sfida contro il Genoa, quella che secondo il mito sarebbe stata addolcita dal presidente. Proprio Nicolosi smentisce la storia: malgrado sia infortunato, recupera palla e fulmina difesa e portiere per il 2-0 a pochi minuti dal termine. Arriva poi la rimonta e il 2-2 finale, che consegna la A nelle mani dei genoani, ma di certo il “motorino” del Catania non si è spento.

Va male in seguito, dopo un campionato interlocutorio, il cambio della dirigenza e una squadra smantellata nel momento più importante, quando si dovevano giocare gli spareggi per salvarsi. Mentre le riserve vanno in campo quando si deve perdere per forzare la mano alla federazione per non far retrocedere alcuna squadra, i titolari perdono la forma e vengono spazzati via quando c’è da mantenere la categoria contro Messina e Venezia. E proprio Cocò, comunque generoso e migliore dei suoi nelle poche partite vinte, sbaglia il rigore decisivo a Roma contro i lagunari.

Negli anni seguenti, malgrado trovi spazio in Serie A con il Napoli e sfiori una promozione in A con l’Atalanta di Kertész, Nicolosi ha meno fortuna, facendo comunque sempre intravedere le sue qualità. Nel 1939 torna a Catania, ma viene trascinato giù, in Serie C, dalla confusione tecnica e societaria. Vaga ancora per vari anni i campi di provincia: lo troviamo a Vigevano, a Saronno, a Rovigo, a Frattamaggiore, dove segna anche in amichevole alla Juventus. Si dedica ad altro: al teatro, ad esempio, altro campo in cui eccelle e grazie al quale conosce Angelo Musco (suo tifoso) e Turi Ferro.

E poi torna a Catania, sposa Agata che le dà due bellissime figlie, viene assunto alla forestale e appende le scarpette al chiodo. Ma rimane sempre nell’ambiente calcistico, si diverte ad allenare i giovani, ma anche gli adulti. Eccolo vincere la Serie C regionale con il Catania, poi disputare lo spareggio salvezza in Serie A con il Palermo, gestire la Salernitana in un’annata difficile, allenare le squadre minori come l’Idria Francofonte, il Giarre o la Massiminiana. Lo vediamo di nuovo in campo nel 1976, un’ultima volta, quando si disputa un’amichevole tra Catania-Juventus vecchie glorie.

Se ne va nel 1986, ormai fuori dai riflettori che lo hanno emarginato nell’ultimo periodo ma gli hanno dato tante soddisfazioni in gioventù. E, soprattutto, con la convinzione che il record di fedeltà ai colori rossazzurri e di reti segnate con la maglia del Catania difficilmente potrà essere eguagliato da qualcuno.