1946, si parte…

La fusione fra due società indebitate, la difficoltosa ricerca di nuovi soci e nuovi fondi, la disperata corsa contro il tempo per concretizzare una buona idea e le immancabili controversie fra società e Comune per la gestione dell’impianto di gioco: il Club Calcio Catania nasce il 26 settembre del 1946, dopo una lunga e travagliata estate di trattative. Una genesi che sembra fin dal principio insinuare nel DNA del sodalizio rossazzurro il germe della sofferenza che ne caratterizzerà lunghi tratti della storia futura. Ecco il racconto di quella tormentata estate che ha sancito l’inizio della storia del club.

Sono tre i personaggi chiave cui si deve l’inizio dell’avventura del Catania nel mondo del calcio. Prima di tutto Santi Manganaro Passanisi e Angelo Vasta, i massimi dirigenti delle due società che per prime hanno riportanto il calcio in città dopo la seconda guerra mondiale: la Catanese e la Virtus. Ma un protagonista non meno importante è Gianni Naso, presidente provinciale del C.O.N.I. che, al termine della deludente stagione 1945-’46 conclusa dalle due squadre nelle posizioni di rincalzo di una Serie C a dimensione regionale, sollecita la fusione delle due realtà assumendo il non facile ruolo di intermediario fra i dirigenti ed i principali enti cittadini. L’obiettivo dichiarato è creare una nuova società che sia in grado di ben figurare nel campionato di Serie B al quale il nuovo Catania aspira ad essere ammesso in virtù del blasone ereditato dalla defunta Associazione Calcio Fascista Catania, ultima formazione a difendere i colori rossazzurri prima della sospensione dei campionati dovuta agli eventi bellici.

L’occasione di partire da un torneo nazionale sfuma però ben presto, a causa di numerosi ostacoli che si presentano uno dopo l’altro, accumulandosi fino a creare una montagna impossibile da scalare per i pur volenterosi dirigenti catanesi, tanto da rendere concreto il rischio di dover rinunciare anche alla Serie C rinviando ogni progetto di almeno un anno. Manganaro e Vasta devono infatti fronteggiare seri problemi di natura economica, dal momento che la nuova società eredita alla nascita un’ingente quantità di debiti contratti dalle progenitrici, ma devono anche fare i conti con la sistemazione di uno stadio, quello di Cibali, che porta ancora ben visibili le ferite provocate dai bombardamenti subiti da Catania nel 1943. La struttura necessita infatti di interventi sostanziali per garantire un’adeguata gestione dell’afflusso degli spettatori (e quindi degli incassi) da parte della società etnea.

I motivi che impediscono il completamento dell’opera nel 1946 non sono troppo lontani da quelli che nel corso dei decenni successivi, pur in assenza di conflitti mondiali, hanno reso l’impianto una perenne incompiuta. Si tratta infatti prima di tutto di una questione burocratica: il Comune, proprietario della struttura, è impegnato nella ricostruzione della città e non può farsi carico anche della spesa per la ristrutturazione dello stadio, nè può cedere il Cibali in gestione alla società in tempi tali da dare certezze ai responsabili del sodalizio rossazzurro.

Il rompicapo non trova soluzione in tempo per l’iscrizione alla Serie B, ma quando ormai la speranza di restituire alla città un’unica rappresentante calcistica sembra tramontata, arriva improvvisa la notizia dell’iscrizione del “C.C.C.” (come viene spesso chiamata la compagine etnea negli stringati titoli dei giornali dell’epoca) al torneo di Serie C. Grazie alla buona volontà dei dirigenti rossazzurri infatti, gli impedimenti più seri sono superati in extremis con una soluzione temporanea: il Catania si fa carico dei più urgenti lavori di ristrutturazione dell’impianto in cambio dell’impegno da parte dell’amministrazione comunale di avviare l’iter per la concessione dello stadio nel più breve tempo possibile. Inoltre, in attesa di recuperare i fondi necessari per la ristrutturazione dell’impianto, la società rossazzurra assume una folta schiera di addetti al controllo degli ingressi da impiegare in occasione delle gare interne.

Il Club Calcio Catania può così iniziare la propria attività, sia pure da un campionato di C che è ancora a carattere interregionale. Un risultato comunque non indifferente, viste le premesse. L’atto di fondazione della nuova società, la cui presidenza è affidata a Santi Passanisi Manganaro con Angelo Vasta nel ruolo di “vice”, porta la data del 26 settembre 1946. Il Catania è dunque finalmente pronto a cominciare il proprio viaggio nella storia.

Bibliografia

  • “La Sicilia”, Giugno 1946 – Maggio 1947.


N.B.:
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