1950-’51: un anno di assestamento

Quella 1950-’51 è per il Catania l’ennesima stagione trascorsa fra gli alti e bassi del campo e i tanti imprevisti di carattere gestionale. Sebbene la questione salvezza sia archiviata in leggero anticipo con il sesto posto maturato sul campo, la società deve difendere la categoria anche a campionato finito a causa di due distinti attacchi giudiziari sferrati da Livorno e Spezia, che fortunatamente non hanno conseguenze. Nel frattempo anche Fazio sceglie di farsi da parte e il club etneo passa sotto la gestione dell’imprenditore romano Arturo Michisanti.

Il valzer dei commissari

Il Catania edizione ’50-’51 sembra potersi giovare di un periodo di relativa tranquillità. La nuova squadra è allestita dal presidente Fazio con oculatezza, senza grandi stravolgimenti se non in quella prima linea che aveva stentato nel campionato precedente. Arrivano così l’attaccante italo-tedesco Klein, e le ali Randon e Toncelli, mentre l’inevitabile sfoltimento della rosa non coinvolge i vari Messora, Molon, Pistone, Piram, Fusco, ma si deve registrare la fine dell’avventura catanese del portiere Goffi, sostituito dal giovane Cappuccini che sarà poi affiancato da Pattini. La panchina è affidata a Nereo Marini, coadiuvato da Politzer nelle vesti di direttore tecnico. Ma dopo un inizio promettente, i soliti problemi di tenuta a lungo termine inclinano gli equilibri tecnici e societari al punto da indurre il presidente Fazio a dimettersi sul finire del girone di andata, quando il Catania scivola nelle retrovie e il discorso promozione è già virtualmente chiuso dalla fuga a due di Spal e Legnano. La crisi societaria dura in pratica per tutta la stagione e solo a giugno inoltrato quando, dopo l’infruttuosa parentesi della gestione di Ottavio Priolo, sulla poltrona di massimo dirigente rossazzurro si accomoda Arturo Michisanti, industriale romano che fa affari nel capoluogo etneo, nominato commissario unico del club.

Brondi segna in Catania-Brescia 1-0 del 11.03.1951.
Brondi realizza su punizione la rete decisiva in Catania-Brescia 1-0 del 11.03.1951.

Brividi senza conseguenze

Nel frattempo il Catania si è tirato fuori da una situazione difficile grazie ad un buon girone di ritorno condito in particolare da un ottimo finale che consente ai rossazzurri di arrivare addirittura al sesto posto, complice il proverbiale equilibrio del campionato cadetto accentuato nelle zone di rincalzo dall’inusuale distacco inflitto da Spal e Legnano alle inseguitrici. Ma alla decima giornata di ritorno l’undici etneo è ancora pienamente impelagato nella lotta per la salvezza, soprattutto dopo le sconfitte in sequenza rimediate fuori casa contro Fanfulla (3 a 4), Siracusa (0 a 2) e Reggiana (0 a 2). Quando la maledizione delle trasferte si interrompe a La Spezia, dove i locali sono piegati per 1 a 0 e staccati in classifica, la pratica sembra archiviata. Invece il blitz vincente del Messina a Catania (2 a 1) complica di nuovo tutto e i rossazzurri devono prodursi in un ultimo scatto per mettersi al riparo da sorprese. E’ la vittoria con il Bari al Cibali (2 a 0) a dare virtualmente la salvezza al Catania e nelle rimanenti cinque giornate i rossazzurri, forti della ritrovata serenità, centrano altrettanti risultati utili che sanciscono il sesto posto finale.

Veleno e confusione

Ma i patemi non sono finiti. Come se il club rossazzurro non avesse abbastanza noie, alla crisi societaria aperta dalle dimissioni di Fazio si aggiungono due beghe giudiziarie che complicano fin dal principio il lavoro di Michisanti. Il primo assalto arriva all’indomani della fine del torneo dal Livorno, piazzatosi terzo a pari merito con il Modena, che per inguaiare il Legnano tira in ballo il Catania, che avrebbe lasciato via libera ai lombardi troppo facilmente nella gara di andata (persa 0 a 5), per poi rifarsi al ritorno (3 a 0) con altrettanta facilità, quasi come se i lilla avessero un favore da restituire a promozione acquisita. Gli amaranto, supportati dallo Spezia che sarebbe ripescato in caso il Legnano fosse declassato dalla seconda all’ultima posizione, non forniscono però prova alcuna di quanto affermato e il caso si sgonfia . La compagine ligure però non demorde, e intraprende a sua volta un’azione nei confronti del Catania, i cui risultati positivi dell’ultima fase di stagione vengono bollati come sospetti. Stavolta qualche indizio salta fuori, ma le indagini accertano che il Catania non si è macchiato di alcuna azione illegale. Nonostante questo, il club rossazzurro è punito con la squalifica del campo per tre giornate, a causa della condotta giudicata ambigua di alcuni dirigenti. Una storia decisamente poco chiara, che finisce con la sentenza della C.A.F. (che conferma in toto il giudizio di primo grado) solo nel settembre del 1952, cioè quando il pallone ha già ricominciato a rotolare.

Bibliografia

  • Il Corriere di Sicilia, luglio 1951-settembre 1952.
  • La Sicilia, luglio 1951-settembre 1952.
  • Wikipedia, Serie B.

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