1955-’56: ritorno alla realtà

La stagione del mesto ritorno in Serie B del Catania è caratterizzata dal vano inseguimento ad una delle prime due posizioni che rimarginerebbero la ferita della retrocessione a tavolino. Il club rossazzurro riesce a rialzarsi dal punto di vista societario, e anche sul piano tecnico non deve subire il temuto smembramento, ma dopo un avvio di campionato molto positivo il sogno della promozione svanisce. È la stagione di addio di Rizzo e Andreoli e quella del primo derby del Club Calcio con il Palermo.

Guardare avanti

La terribile batosta della retrocessione d’ufficio in Serie B determinata dal caso Scaramella, che costa all’avvocato Galli e allo stesso arbitro la radiazione, catapulta il Catania in una situazione quanto mai delicata. Dopo aver lottato strenuamente ma invano nelle aule di tribunale, non resta che trovare il modo per non pregiudicare il futuro del club. Ancora una volta è il Comune a tenere a galla il sodalizio rossazzurro promettendo un congruo aiuto economico e indicando un trio di imprenditori locali da mettere a capo della società per una reggenza straordinaria di un anno. Dopo due stagioni si fa così da parte Giuseppe Rizzo, il presidente della prima promozione, e il timone passa ad Agatino Pesce, Mario Orlando e Michele Giuffrida.

Nessuna rivoluzione

La squadra, che pure vanta numerosi giocatori che hanno mercato nella massima serie, non subisce grandi stravolgimenti, ma si deve registrare l’addio di Nicola Fusco, capitano storico del Catania protagonista di sette stagioni alla corte dell’Elefante. Restano invece Bardelli, Santamaria, Boniardi, Hansen, Spikosfski, Klein, Bassetti e Ghiandi, e ritorna all’ovile Sergio Quoiani, reduce dal prestito al Messina. Arrivano inoltre il secondo portiere Puccioni, il terzino Origgi e il centrocampista Perin. Anche l’allenatore Andreoli rimane al proprio posto.

Si parte bene

Nonostante balzi subito all’occhio che il nuovo Catania risente di una rosa piuttosto ristretta che spesso fa mancare le necessarie alternative, i rossazzurri partono bene, tanto da collezionare ben 24 punti e due sole sconfitte in tutto il girone di andata. Da segnalare in particolare le affermazioni ai danni del Legnano, piegato 3-0 all’esordio, e quella di misura sul campo del Messina. Le protagoniste del torneo sono però Udinese e Palermo, e proprio contro le due capoliste il Catania dimostra di non essersi ancora ambientato nella realtà cadetta. In Friuli la partita è archiviata con uno 0-3 che parla da solo, mentre contro i cugini rosanero, in un Cibali gremito da 30.000 spettatori, i rossazzurri non vanno oltre un pari per 1-1.

Si deve andare indietro alla fine degli anni ’30 e all’inizio de ’40 per trovare confronti fra le compagini delle due maggiori città siciliane, ma si trattava solo delle antenate dei sodalizi attuali. Lo spettacolo offerto dalle due squadre è all’altezza dell’evento, ma il pareggio finale fa comodo più agli ospiti che agli uomini di Andreoli.

 15.01.1956: A.C.R. Messina-Catania 0-1: il portiere rossazzurro Puccioni esce di pugno negli ultimi minuti.

Sogni nel cassetto

L’inizio del girone di ritorno è disastroso per il Catania, che subisce tre sconfitte consecutive dal Legnano, dal Como (entrambe in trasferta) e dal Brescia al Cibali, tutte per 1-2. Curiosamente sia a Como che con il Brescia sono due autoreti a spianare la strada agli avversari, a testimoniaza di una buona dose di sfortuna, compagna fedele di un’annata destinata a non riservare troppe soddisfazioni. Contro il Como la rete decisiva degli ospiti arriva all’ultimo minuto su autogol dell’ex Origgi, in realtà incolpevole perché scaraventato in rete con il pallone da un avversario, peraltro in posizione irregolare non rilevata dalla terna arbitrale. Contro il Brescia è Malinverni a sbagliare porta, e già dopo dieci minuti le rondinelle conducono 2-0. Il successivo arrembaggio del Catania serve solo a dimezzare lo svantaggio e a far guadagnare al portiere ospite i gradi di eroe per i numerosi interventi decisivi.

Ma si sa, la fortuna bisogna anche sapersela andare a cercare, e il Catania di questa stagione non si dimostra in grado di farlo. La discontinuità dei risultati è un fardello decisivo che impedisce il salto di qualità, così già al momento del return match con l’Udinese capolista per i rossazzurri non ci sono più speranze di promozione e lo 0-0 finale è il simbolo della resa definitiva e il viatico per il ritorno in A dei bianconeri.

Finale senza entusiasmo

Nel frattempo Andreoli rimette il proprio mandato e la squadra è affidata all’allenatore in seconda Enzo Bellini, che guida i rossazzurri ad un dignitoso finale di stagione. Sono ancora una volta i derby a regalare le emozioni più belle. Contro il Messina arriva l’ennesima vittoria (2-0), mentre a Palermo, con i rosanero freschi di promozione, la partita si chiude con uno spettacolare 3-3.

La stagione va dunque in archivio con un quinto posto che, seppure onorevole, chiude con una punta di amarezza un ciclo vincente.

Bibliografia

  • Il Corriere di Sicilia, luglio 1955-giugno 1956.
  • La Sicilia, luglio 1955-giugno 1956.
  • Wikipedia, Serie B.

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