Catania, il calcio e il fascismo Parte 2/3

Nel 1921 a Catania, così come nel resto del paese il fascismo cominciò la propria ascesa. Dopo la caduta del Governo Giolitti e la conseguente formazione del Governo Bonomi (1920) il movimento fascista iniziò ad insediarsi nel tessuto sociale di tutta la penisola.

La politica fascista a Catania determinò uno sviluppo significativo nel campo dell’arte e del teatro ma crebbe l’emigrazione soprattutto negli ambienti intellettuali. Si sviluppò il terziario e rallentò invece il settore industriale. Le elezioni politiche del 1924 vennero vinte dai socialriformisti. La vittoria politica della nuova forza di governo non rallentò la corsa al potere dei fascisti anzi si aprì una fase dove la propaganda nera divenne pressante e ininterrotta fino al ’25 quando raggiunse pienamente il potere.

Il fascismo cercò costruire il regime del consenso, ci riuscì guadagnandosi l’appoggio di molti intellettuali e del clero catanese; in particolare il clero diede inizio alla cosiddetta “crociata di Spagna”, la chiesa cercò di mobilitare i cattolici catanesi nella denuncia dei comunisti e nell’odio antibolscevico.
Dal punto di vista economico il fascismo per Catania rappresentò una paralisi all’industria, ne eclissò l’immagine forte di città industriale e mercantile e la fece tornare a quella agraria. Nel 1937 Benito Mussolini visitò Catania dimostrando attenzione per l’isola e definendo la Sicilia in quella occasione “il centro geografico dell’Impero”.

Dopo il ’37 la città di Catania subì un preoccupante aumento di disoccupazione causato anche dal rientro dei soldati dalla missione in Africa. Nel ’38 vennero emanate le odiose leggi razziali, la realtà catanese in questo punto si divise in tre diversi filoni: le classi più agiate dimostrarono solidarietà nei confronti dei pochi ebrei residenti sul territorio, i militanti fascisti che portarono avanti una forte campagna antiebraica e infine il popolo, la gente comune, che dimostrò una certa indifferenza verso tale scempio. La Chiesa catanese assunse una posizione contraria alle leggi razziali (pur mantenendo stabile la lotta contro i comunisti e l’appoggio al regime); in questa fase storica la Chiesa salvò diversi ebrei dalla persecuzione concedendo il battesimo e alterando documenti.

La situazione infine precipitò irrimediabilmente nel ’39 con la guerra alle porte e la sfiducia ormai diffusa verso la tenuta del regime fascista. Catania entrò in guerra il 5 luglio del ’40: data che segnò l’inizio di un lungo e doloroso martirio per la città del “liotro”. Gli elenchi dei morti sul fronte divennero sempre più consistenti, l’aviazione americana bombardò più volte la città distruggendo l’aeroporto. Nel ’43 Catania calcolò un numero impressionante di vittime (quattrocento morti e un migliaio di feriti). Gli alleati Inglesi entrarono a Catania il 5 agosto del ’43 da Porta Garibaldi, i Tedeschi presenti in città andarono via ma per rallentare l’avanzata degli inglesi fecero saltare molti palazzi in via Etnea. seguì un periodo di caos e confusione fatto di saccheggi e che fece alzare anche l’ombra di una guerra civile, le cui avvisaglie furono azioni violente e scomposte; la più assurda delle quali fu l’incendio al Palazzo del Municipio che ha comportato la distruzione dell’archivio storico di Catania e la conseguente perdita di gran parte della memoria fascista e prefascista. L’architettura non colpita dalla guerra rimase come traccia del passaggio storico del fascismo, un esempio l’ex casa del fascio di Adrano.

Quando la guerra si vive non ha più senso prendere una posizione, le posizioni pro o contro in fondo sono un privilegio permesso a chi segue il conflitto da lontano. Quando la guerra la si vive si è, per forza di cose, contrari, la guerra è una dimensione dove l’alleato o l’avversario diventano entità virtuali e tutti lottano contro tutto. In guerra l’umanità muore e trionfa la bestia che cova dentro tutti noi. Le città in questa dimensione assurda diventano dei simboli destinati a testimoniare la follia del genere umano. La guerra distruggerà Catania ma, come già successo in passato, la città risorgerà dalle proprie macerie più forte e più bella di prima.