20.06.2001, Nino Currò

Da "www.repubblica.it" del 20 giugno 2001
Tifoso in fin di vita per l’esplosione di una bomba carta nello spareggio promozione col Catania: lo sfogo del padre

Messina, dalla festa alla tragedia "Mio figlio in coma irreversibile"

di Lucio Luca

MESSINA -Santo Currò nasconde le lacrime dietro gli occhiali scuri. Seduta in un angolo c’è la giovane fidanzata di Nino, 24 anni, il ragazzo che domenica sognava di scendere in piazza per festeggiare la promozione del "suo" Messina e invece lotta con la morte in un lettino di ospedale. "Me l’hanno ammazzato", dice con un filo di voce il padre del giovane tifoso giallorosso colpito alla testa da una bomba carta lanciata dalla curva dei supporter catanesi. "Si va allo stadio solo per uccidere la gente", sospira dietro una smorfia di rabbia e impotenza. "Spero soltanto che chi ha scagliato quel petardo abbia il coraggio di costituirsi alle forze dell’ordine".

Nino è in coma che i medici definiscono irreversibile. L’esplosione gli ha provocato danni permanenti. Attaccato alle macchine, il giovane messinese ha una flebile attività cerebrale, ma ci sono poche speranze. Non vogliono arrendersi, però, gli amici del ragazzo, originario di Rometta Marea, un piccolo centro a pochi chilometri da Messina. Hanno registrato una cassetta con le loro voci: "Svegliati Nino, abbiamo vinto, siamo in serie B. Svegliati, ti aspettiamo per fare baldoria".
Al Policlinico arrivano giocatori del Messina, il presidente Emanuele Aliotta, il sindaco Salvatore Leonardi. Anche durante la premiazione della squadra in Comune, nessuno ha esultato più di tanto. Non c’è festa in riva allo Stretto per una serie B che mancava da nove anni e che è stata conquistata dopo lo spareggio con il Catania. Non c’è festa a piazza Cairoli, il cuore della città, dove domenica sera, quando si è diffusa la notizia del gravissimo incidente a Nino Currò, i tifosi hanno ammainato le bandiere. Quella maledetta bomba carta, lanciata dalla tribunetta Valeria che ospitava cinquecento tifosi del Catania, ha trasformato una giornata di gioia in tragedia.

Tutto è avvenuto qualche minuto prima dell’inizio della partita. Dal settore riservato agli ospiti, parte l’ordigno che centra in pieno Nino Currò e il fratello Filippo, di un anno più giovane. Nino crolla a terra, mentre Filippo rimane ferito lievemente al braccio e al torace. Un terzo fratello, Alessandro, ignaro di quanto è avvenuto, continua a fare il tifo dall’altra parte dello stadio: lui è riuscito a trovare un biglietto di gradinata, lontano dagli scontri. "Me lo sentivo, non volevo che andassero alla partita racconta il padre dei ragazzi era troppo pericoloso. Ma Nino si è impuntato: l’aspettava da un campionato intero questa sfida, per il Messina avrebbe fatto di tutto. Seguiva la squadra in casa e in trasferta, non poteva perdersi la partita della promozione. Ma io me lo sentivo che finiva male…".
La Procura di Messina ha aperto un’inchiesta. Gli inquirenti stanno visionando le riprese effettuate allo stadio e sono certi di individuare in tempi brevi i responsabili. I cinquecento tifosi del Catania, infatti, sono stati tutti schedati prima dell’ingresso allo stadio "Celeste" e le attenzioni sarebbero puntate su alcuni minorenni. Resta però la rabbia per un incidente che forse si poteva evitare: "All’ingresso siamo stati perquisiti da cima a fondo racconta un amico di Nino Currò possibile che nel settore dei catanesi sia entrata una bomba senza che nessuno se ne accorgesse? È uno scandalo, qualcuno deve pagare".

Gli amici di Nino, che lavorava nel bar del padre, ce l’hanno anche con il questore di Messina che ha definito gli incidenti del "Celeste" "normali per un incontro di calcio, così come viene vissuto oggi". Battuta infelice, subito corretta dal questore Giuseppe Zannini Quirini, che allo stadio era stato colpito di striscio da un bullone di ferro lanciato dai soliti teppisti: "Volevo semplicemente dire che, grazie alle forze dell’ordine, si è evitata la guerriglia in città tra le opposte fazioni. L’episodio del "Celeste" è triste e gravissimo. Ho solo sottolineato che il bullone contro di me e i ripetuti lanci di oggetti in campo, negli stadi purtroppo stanno succedendo spesso".
Oltre alla tragedia di Nino Currò, nel bilancio del derby bisogna inserire i danni alle stazioni ferroviarie prese d’assalto dai catanesi per smaltire la rabbia della sconfitta. A Galati Marina, un passeggero ha lanciato dal treno in corsa un estintore contro la cabina del dirigente della stazione. E in diversi casi i tifosi hanno lanciato pezzi di giornale imbevuti di benzina e poi incendiati.

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