Sprazzi di memoria

Il giornalista Massimo Gamba racconta in questo libro gli ultimi anni di Giuseppe Fava, giornalista ucciso dalla mafia nel 1984 e intellettuale a tutto tondo che ha lasciato un vuoto incolmabile nel mondo della cultura italiana. Un libro ben scritto e ben documentato, facile da leggere che rende un servizio a tutti i lettori, in particolar modo ai catanesi, riportando alla memoria fatti ormai lontani del tempo che tutti dovrebbero conoscere e che suscitano tante riflessioni.

La prima è che ben poco è cambiato in questi anni nel mondo dell’informazione catanese. Esiste ancora un monopolio apparentemente inattaccabile e, anche se i cavalieri dell’apocalisse mafiosa sono stati spazzati via dalla giustizia e la magistratura pare aver superato il suo perido più oscuro, esiste ancora una cooperativa di poteri forti in grado di riciclarsi sempre e portare avanti i propri affari a scapito della città, vittima di un perpetuo sacco edilizio.

Non esiste più invece la cooperativa “Radar” fondata da Giuseppe Fava , insieme al suo agguerrito esercito di giovani giornalisti in via di formazione, per coronare il sogno di un giornale davvero senza padroni. I Siciliani hanno rappresentato il simbolo della primavera dell’informazione etnea. Una rivista che semplicemente raccontando la realtà catanese e siciliana è riuscita nell’impresa di imporsi come la più letta dell’isola toccando vette di oltre 15.000 copie vendute, varcando persino i confini regionali per raggiungere tutto il Paese.

Punto di forza del mensile era il giornalismo d’inchiesta di alto livello, aggressivo, ma non scandalistico. La qualità di quel tipo di informazione è stata probabilmente la chiave di un successo oggi forse irripetibile. In modo naturale l’attenzione per la cronaca spinse poi “I Siciliani” a trasformarsi nel simbolo dell’antimafia, in trincea in una guerra di l’informazione istituzionale negava l’esistenza. Le cinque pallottole che trasformarono Giuseppe Fava in un eroe suo malgrado e la macchina del fango messa in moto già qualche tempo prima non fermarono l’avventura della rivista, che fra mille difficoltà giunse fino al 1996, per poi chiudere quando era ad un passo dal concretizzare il sogno di trasformarsi nel più importante quotidiano del Sud.

Oggi c’è ancora spazio per lottare, anche se forse non per rifondare “I Siciliani”. I ragazzi di Fava, che lui stesso indicava come il frutto più prezioso della sua esperienza di giornalista, hanno tutti trovato la propria strada e, ognuno a suo modo, non si arrendono alla rinuncia al concetto etico del giornalismo. A Catania il paladino è Riccardo Orioles, che tiene in vita molte delle voci indipendenti dell’informazione locale con il suo Ucuntu, ma anche La Periferica e i Cordai. È ancora in piedi il progetto di unificare tutte queste realtà in una sola e più forte, attiva anche solo in formato elettronico, ma ora come 30 anni fa gli imprenditori disposti a finanziare una voce libera non esistono alle falde dell’Etna, e non resta che sperare che le idee abbiano la forza di sopravvivere agli uomini.

Il web è comunque uno strumento molto potente per tenere viva la fiamma dell’informazione e dell’antimafia, che deve diventare qualcosa di spersonalizzato. “Beato il paese che non ha bisogno di eroi” diceva Bertolt Brecht e di certo l’Italia di eroi diventati tali per la loro morte violenta ne ha già fin troppi.

Il Siciliano

Giuseppe Fava, antieroe contro la mafia.
Di Massimo Gamba
Sperling & Kupfer (17,0 euro).